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Centro Baroncini S.R.L.

QUANDO IL FIGLIO NON ARRIVA: INFERTILITÀ E STERILITÀ DI COPPIA


01 Febbraio 2023

Il desiderio di genitorialità è una delle spinte più fisiologiche e innate che si sperimenta durante l’arco della propria vita; questo perché rappresenta, non solo lo strumento per la sopravvivenza della specie umana, ma anche la possibilità di creare una famiglia e di acquisire nuovi ruoli socialmente e culturalmente legittimati e riconosciuti, sin dalla nascita, come strutturanti l’individuo: quello di genitore, quello di nonno/a, zio/a, ecc. Si ricollega anche al bisogno personale di trasmissione generazionale del proprio bagaglio di valori, idee, rappresentazioni, ossia la possibilità di lasciare in eredità una parte di sé e della propria storia.

Questa fase evolutiva è talmente attesa e naturalmente percepita che viene data per scontata, sia dal punto di vista sociale che psicologico, senza tenere in conto che la specie umana, in realtà, è una specie ipo-fertile, ossia non ha un alto potere riproduttivo, si parla di un 25% di probabilità di concepimento per ciclo ovulatorio.

Per questi motivi l’infertilità rappresenta una “variabile imprevista” (Vignati, 2002) che può generare una vera e propria “crisi di vita” (Menning, 1977) nell’individuo così come nella coppia.

 

Cosa si intende per infertilità e quale differenza c’è rispetto alla sterilità?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’infertilità una patologia caratterizzata dall’incapacità di generare una gravidanza dopo 12/24 mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti.

Sterilità e infertilità sono, in realtà, concetti completamente diversi tra loro, che però vengono continuamente confusi nel linguaggio comune e considerati come sinonimi. In realtà si tratta di due situazioni molto diverse:

  • la sterilità è l’incapacità a concepire naturalmente di cui può soffrire un individuo o una coppia;
  • l’infertilità è, invece, l’impossibilità per una coppia di portare a termine la gravidanza con la nascita di un bambino sano.

In medicina si identificano tre differenti tipi di sterilità/infertilità:

  • la sterilità/infertilità primaria, relativa alle coppie che non sono mai state in grado di concepire o che non sono mai riuscite a portare a termine una gravidanza;
  • la sterilità/infertilità secondaria, relativa alle coppie che dopo una prima gravidanza non riescono a concepire o a portare a termine una seconda gravidanza;
  • la sterilità/infertilità idiopatica  o  inspiegata  (sine  causa), per la quale non si riescono ad identificare ragioni fisiche e per la quale si pensa sia rilevante la componente psicologica.

La sterilità e l’infertilità può riguardare sia gli uomini che le donne o entrambi i partner. Dai dati riguardanti le coppie che si rivolgono ai centri per la riproduzione medicalmente assistita, che rappresentano una stima affidabile benché relativa solo ad una parte della popolazione, emerge quanto rappresentato nel grafico.

infertilita

 

Un fenomeno in crescita

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’infertilità in Italia riguarda circa il 15% delle coppie mentre, nel mondo, circa il 10-12% (60-80 milioni di coppie infertili). Questa patologia può riguardare l’uomo, la donna o entrambi (infertilità di coppia). Può anche però accadere che vi sia un’impossibilità per quella particolare unione tra individui di concepire la vita.
L’incidenza del fenomeno ha subito negli ultimi 20 anni un forte incremento, è quasi raddoppiata, e stime attuali rilevano come i valori siano, purtroppo, destinati ad aumentare.
Le cause dell’infertilità sono, infatti, numerose e di diversa natura, diventa perciò difficile valutare l’impatto dei diversi fattori di rischio:

  • fattore età: la possibilità di concepire diminuisce progressivamente con l’avanzare dell’età. Il periodo più fertile per una donna è infatti tra i 20 e i 25 anni, resta sufficientemente alto fino ai 35, subisce un considerevole calo dai 35 ai 40, ed è molto basso oltre i 40. Questo perché con l’età invecchiano anche i gameti femminili essendo che gli ovociti sono già tutti presenti nel feto femminile. L’età dell’uomo è meno significativa, tuttavia, uomini in età avanzata hanno un eiaculato peggiore sia in termini qualitativi che quantitativi.
  • fattori sociali: la nuova posizione della figura femminile nella società (vita lavorativa, economica, culturale e di costume) ha comportato un generale orientamento di programmazioni riproduttive in epoca più tardiva rispetto alle passate generazioni.
  • fattori legati allo stile di vita, come l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, l’obesità e le abitudini alimentari e le abitudini sessuali con il loro potenziale di trasmissione di malattie infettive (MST);
  • fattori ambientali, quali l’inquinamento e agenti chimici/biologici tossici;
  • fattori medici/patologici: tra le donne sono aumentate alterazioni tubariche, malattie infiammatorie pelviche, fibromi uterini, endometriosi, alterazioni ormonali e ovulatorie. Tra gli uomini sono aumentate, invece, le condizioni che alterano la produzione ormonale, riducono il testosterone e modificano la struttura e la funzione del testicolo, come varicocele, criptorchidismo, malformazioni genitali, infiammazioni testicolari, patologie prostatiche.
  • fattori psico-emozionali: se non è possibile definire esattamente quale sia l’impatto dell’aspetto psicologico sulla fertilità, è ormai chiara l’influenza che gli elementi psicologici hanno su quelli fisici. Diversi studi scientifici dimostrano, infatti, che la presenza di un disagio psicologico può condizionare la possibilità di avere un bambino, influenzando negativamente anche l’esito dei trattamenti a cui si sottopone la coppia per realizzare il desiderio di genitorialità.
     

Tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA)

Le coppie che hanno difficoltà a concepire o a portare a termine una gravidanza, dopo aver ricevuto una diagnosi di infertilità o sterilità, hanno la possibilità di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) alle condizioni e secondo le modalità previste dalla legge n.40 del 2004 (e successive modifiche).
Con il termine PMA ci si riferisce all’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici siano inadeguati.
La PMA si avvale di diversi tipi di tecniche che comportano la manipolazione di ovociti, spermatozoi o embrioni nell'ambito di un trattamento finalizzato a realizzare una gravidanza. Queste metodiche sono rappresentate da diverse opzioni terapeutiche suddivise in tecniche di I, II e III livello in base alla complessità e al grado di invasività tecnica che le caratterizza:

  • tecniche di I livello sono semplici, poco invasive e caratterizzate dal fatto che la fecondazione si realizza all’interno dell’apparato genitale femminile.
  • tecniche di II e III livello sono invece più complesse, invasive e prevedono che lafecondazione avvenga in vitro.

Dal 2014 la Corte Costituzionale ha fatto decadere il divieto di fecondazione eterologa nel nostro Paese (cioè la fecondazione in cui uno o entrambi i gameti provengono da un donatore esterno alla coppia) e pertanto le tecniche che oggi possono essere utilizzate in Italia sono sia omologhe che eterologhe.
Nel 2017, inoltre, i trattamenti di PMA sono entrati a far parte dei LEA (livelli essenziali d’assistenza cioè gli standard minimi di salute che lo Stato garantisce ai cittadini secondo procedure ed elenchi stabiliti).
Seppur il progresso della medicina e della scienza garantiscono sempre maggiori livelli di innovazione, specificità ed efficienza delle tecnologie utilizzate, il percorso di PMA resta spesso lungo, complesso e molto faticoso per le coppie, sia dal punto di vista fisico che psicologico, non offrendo garanzie di riuscita.

 

Emozioni e vissuti legati all’esperienza di infertilità

Come abbiamo visto, l’Infertilità è un fenomeno di origine multifattoriale che coinvolge la coppia sia sul piano fisico che su quello emotivo ma, nonostante ciò, si tende spesso ad ignorare gli aspetti psicologici ed intimi focalizzandosi esclusivamente sugli aspetti medici e clinici del problema.
L'esperienza dell’infertilità, in realtà, è spesso vissuta come una condizione emotiva di grande sofferenza e costituisce uno stato di fatica psicologica sia personale che relazionale.
Quando il figlio tanto desiderato tarda ad arrivare, la coppia può sperimentare vissuti negativi ed emozioni molto forti come dolore, sconforto, frustrazione, vergogna, rabbia, invidia, senso di colpa e molto spesso lo stesso provare queste emozioni va ad enfatizzare il proprio senso di inadeguatezza.
L’esperienza di mancato concepimento spontaneo rappresenta, infatti, un evento “traumatico” per la coppia, un vero e proprio lutto dal momento che si sperimenta la perdita della possibilità di realizzare un progetto condiviso.
Non solo la diagnosi d’infertilità, ma anche la scelta di ricorrere ad un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA), richiede la mobilitazione di grandi risorse, individuali e di coppia, dal momento che il cammino è spesso lungo, impegnativo, sia dal punto di vista fisico che psicologico, e vissuto di frequente come invasivo: i trattamenti, il passare del tempo, l’insuccesso delle terapie, i continui tentativi, l’incertezza dei risultati possono avere un impatto negativo sul benessere psicologico perché mantengono la coppia in un’eterna oscillazione tra speranza e delusione/rassegnazione (Menning, 1979) che alimenta il livello di stress.
Queste emozioni non riguardano solo il singolo, ma entrambi i partner e il loro intreccio di storie personali e famigliari: se non gestite adeguatamente possono avere ricadute negative sul benessere relazionale e rischiare di mettere a dura prova il legame di coppia e la sua dimensione progettuale.
Lo stress emozionale può, inoltre, avere un effetto sulle funzioni biologiche, sull’equilibrio endocrino e sulle funzioni sessuali tale da creare un circolo vizioso e contribuire al mantenimento dell’infertilità.

 

Supporto psicologico alle coppie infertili

Per garantire alle coppie con difficoltà procreative una presa in carico globale, che tenga conto non solo degli aspetti medici, ma anche di quelli emotivi, le Linee guida del 2015 – pubblicate ad integrazione della legge 40 del 2004 – stabiliscono che le coppie hanno il diritto di ottenere un adeguato supporto psicologico in tutte le fasi del percorso di fecondazione assistita (dal percorso che porta alla diagnosi di infertilità/sterilità alla fase dei trattamenti, fino a dopo gli esiti del percorso di PMA).
La presa in carico psicologica facilita il coping adattivo, ossia la possibilità di preparasi al meglio ai trattamenti (Petrocchi, Velotti, Zavattini, 2017) e offre uno spazio dove poter riconoscere ed esprimere le emozioni generate dal momento critico (Visigalli, 2011). Riconoscere il lutto per l’impossibilità di concepire in modo naturale e/o per mezzo della PMA, lavorare sul trauma della “diagnosi” e sui cambiamenti in ambito sessuale, permette non solo di prevenire l’insorgenza di disagio psichico a livello individuale, ma facilita il dialogo all’interno della coppia al fine di proteggere il legame riconoscendosi fertili in ambiti diversi.
Come indicato dall’ESHRE - European Society of Human Reproduction and Embriology - lo psicologo specializzato in infertilità può offrire diversi tipi di consulenza:

  • consulenza decisionale al fine di comprendere e di riflettere durante la proposta di trattamento sulle implicazioni che questo potrebbe avere per i singoli, la coppia, per le famiglie estese e gli eventuali figli;
  • sostegno psicologico per supportare le coppie in momenti di stress e di difficoltà prima, durante e dopo il percorso di PMA;
  • psicoterapia che ha lo scopo di accompagnare le persone o le coppie nello sviluppo di strategie che consentano loro di far fronte alle conseguenze dei trattamenti dell’infertilità e aiutarle a moderare le loro aspettative ed accettare la realtà di particolari situazioni.

L’infertilità rappresenta sicuramente una crisi nella vita delle persone, ma come tutte le crisi possono trasformarsi in opportunità di crescita per la coppia (Mahlstedt, 1985) che, se adeguatamente supportata, ha la possibilità, dando ascolto al proprio dolore, di porsi delle domande che altrimenti rimarrebbero inespresse e di dare significato ai propri bisogni, desideri e progetti di coppia.
Usando le parole della collega Margherita Riccio (La Cicogna Distratta, 2017), “dare valore alla dimensione psicologico-relazionale nel percorso di procreazione medicalmente assistita non solo può contribuire alle percentuali di successo delle gravidanze, ma rappresenta anche un fattore protettivo del legame di coppia che, qualora il percorso non portasse al risultato sperato, possa essere sostenuta nell’affrontare  il  dolore  della  perdita  e  a  ritrovare  la  possibilità  di  un  progetto generativo”.

 

Dott.ssa Silvia Grossi - psicologa e psicoterapeuta sistemico-familiare
con specializzazione in infertilità e gravidanze patologiche

 

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